La misura delle distanze
La misura delle distanze lungo le strade del Regno di Napoli e in Basilicata
La cartografia che fino all’inizio dell’Ottocento era in gran parte “cartografia fisica”, ovvero illustrazione del territorio con monti, fiumi e principali centri abitati, suddiviso al massimo entro i confini delle Province del Regno, a partire dal 1807 cominciò a delinearsi con gli itinerari stradali, che culminarono nell’opera monumentale del cartografo Rizzi Zannoni che, per dettagli e precisione, può definirsi la prima vera cartografia topografica moderna di rappresentazione del territorio (1807). La prima regolamentazione del servizio di posta nel Regno delle Due Sicilie risaliva al 1559, con la Prammatica del Duca di Alcalà Pedro Afán de Ribera “de officio praefecti cursorum”, che affidava al “mastro di posta” il compito di far osservare precise regole d’ingaggio. I compiti del procaccia, procaccio o maestro di posta rientravano nell’ambito dell’amministrazione postale fondata nel Regno di Napoli da Carlo V e riordinata nel 1742. A differenza dei corrieri ordinari e straordinari, forniva un servizio privato di trasporto. Assumeva l’incarico per un determinato periodo di anni e disponeva di mezzi propri, garantendosi un guadagno anche per il trasporto di persone e di beni per conto terzi, non potendo godere di esenzioni. Nel 1843 l’attività dei procacci destinati al trasporto dei denari ed effetti dei privati e dei fondi della Tesoreria generale che, dalle province si spediscono a Napoli, venne regolamentata (Cfr A.Bavusi, La Via del Grano. Geoitinerario storico di V.L’Erario, Alfagrafica Volonnino, Lavello, 2021). Tra le “poste” di Principato Citra, corrispondente all’incirca all’attuale provincia di Salerno, a metà Settecento se ne contavano otto sulla Strada Regia delle Calabrie: Nocera, Salerno, Taverna Penta di Ponte Cagnano, Eboli, lo Scorzo a fasi alterne con La Duchessa, Auletta, La Sala, Casalnuovo (dal 1863 Casalbuono). La cartografia stradale era soprattutto postale e militare. Da una carta postale si potevano infatti intuire informazioni di tipo economico e infrastrutturale, nonché politico-sociali, dal momento che nello «studio del rapporto spazio-potere la geografia postale occupava uno spazio originale» (Fedele Clemente. La voce della posta. Comunicazioni e società nell’Italia napoleonica, in «Quaderni di Storia Postale», 20, 1996).